10a EDIZIONE 2012,  Anna Romanello,  mostre 2012

Anna Romanello: London Reflections

ph Gaetano Gianzi

Artista-performer, nata a Corigliano Calabro dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano si trasferisce a Parigi, all’Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts e all’Atelier 17 di SW Hayter, dove si specializza in tecniche grafiche e sperimenta nuove metodologie con artisti e incisori di fama internazionale. Soggiorna a Londra dove avvia un progetto di opere fotografiche sulla città. Attualmente è Docente di Grafica d’Arte all’Accademia di Belle Arti di Roma.
Numerose sono le sue mostre e performances, tra le più importanti ricordiamo: Parigi, Centre Georges Pompidou per il “IIe Manifeste du Livre d’Artiste”, “Parcours” al festival d’Avignone, Ljubljana, “21th International Biennal of Graphic Art”, Istituto Italiano di Cultura di Vancouver e Vienna, Museo del Presente Rende, Parigi Galleria Arte Viva, Bari galleria Ninni Esposito Arte Contemporanea.
Gallerie e musei: Londra, The British Museum; Parigi, Bibliothèque Nationale; Praga e Bratislava, Biblioteca Nazionale; Roma, Calcografia Nazionale; Milano, Biblioteca Nazionale Sormani; Firenze, Biblioteca Nazionale; Bari, Galleria D’Arte Moderna; Rende, MAON Museo“A.Capizzano”; Taipei(Taiwan), Musée Nationale d’Histoire; Cremona, Museo Civico Ala Punzone; Kharkiv (Ucraina) Kharkiv Arts Museum; Katowic (Polonia) Muzeum Śląskie di Katowice.
La sua opera è stata recensita su cataloghi, giornali, riviste da: Peter Zeller, Elio Mercuri, Ettore Cardamone, Giuseppe Marotta, Rodolfo Viola, S. W. Hayter, Federica Di Castro, Enzo Viteritti, Giovanni Pistoia, Christophe Comentale, Simona Dalla Chiesa, Jamel Ed dine Bencheikh, Carla Esposito, Yehuda E. Safran, Giorgio Leone, Enzo Le Pera, Jean Rony, Rocco Zani, Ludovico Pratesi, Massimo Guastella, Tiziana Musi, Tonino Sicoli, Ernesto Paura, Settimio Ferrari, Margherita Guccione; Diego Mormorio; Maison individuelle Magazine, Armel Ferroudj-Bégou, Editeur Thierry Lamarre 1995; Art&métiers du Livre 2001-2003, Christophe Comentale, Éditions FATON; Enciclopedia dell’Arte di Calabria ‘800 e ‘900 Enzo Le Pera, Rubbettino Editore; La Calabria e l’Arte, Dizionario degli artisti calabresi dell’Ottocento e del Novecento, Enzo Le Pera, Gazzetta del Sud 2005.


 

Una corda tesa
“Da tempo – ormai tanti anni –  viviamo in un bosco incantato. Navighiamo tra un riflesso e l’altro, in un mare di specchi, dove la nostra vita e quella delle cose sembrano galleggiare leggere, e svanire tra un niente e l’altro – nel continuo mutare della luce…
…Noi siamo figli di una civiltà degli specchi; e con essi possiamo compiere giochi innumerevoli. Siamo figli di Perseo e di Atena, che ha dato all’eroe lo scudo riflettente col quale egli ha potuto decapitare la Medusa senza guardarla direttamente negli occhi.
Sopra gli specchi, e soprattutto usando quello della fotografia, noi costruiamo le nostre figure, e da esse raccogliamo inganni e lusinghe. Con incanto e immaginazione, attraverso di esse abbiamo abbandonato le antiche paure…
…Penso questo riguardando le immagini che Anna Romanello ha ripreso a Londra e che ha raccolto sotto il titolo di London Reflections. La prima volta che le vidi avvertii un chiaro piacere di guardarle, ma anche che c’era qualcosa che mi faceva pensare a Jan van Eyck, sebbene lì per lì non riuscissi a identificare cosa fosse. Poi, guardando e riguardando, ho capito: in una delle due immagini di Knights Bridge c’è una forma – una sorta di ruota dentata – che mi portava inconsciamente a pensare al Ritratto dei coniugi Arnolfini (1434), nel quale, alle spalle dei rappresentati c’è uno specchio con una cornice anch’essa a forma di ruota dentata che riflette di spalle la coppia e che lascia vedere frontalmente lo stesso pittore e un altro personaggio. Ecco, è inevitabile: viviamo in un continuo rimando di figure. Platone direbbe che vaghiamo nell’inesistente, mentre tutto ciò è per noi parte considerevole dell’esistenza.

Nelle immagini di Anna Romanello ritrovo delle cose di Londra che mi sono familiari, ma soprattutto vedo una contaminazione a me carissima: quella tra la fotografia e l’incisione. L’autrice, infatti, realizza le sue figure, oltre che usando le superfici riflettenti, con diversi segni xilografici e con l’ausilio di altre tecniche. A rigore, dunque, non possiamo definire queste opere fotografie, ma immagini che si fondano su delle fotografie e fotografie che si fondono con la pittura.
In esse trovo semplicità e rigore. Guardandole, mi sembra di camminare su una corda tesa tra la verità fotografica e l’immaginazione.”

(Dal testo di presentazione di Diego Mormorio)

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