11a edizione 2013,  mostre 2013

Giorgio Tricarico: racconti di pietra


Reporter, ritrattista, affermato fotoamatore, Giorgio Tricarico nasce a Corigliano Calabro, dove vive e lavora da imprenditore. Si avvicina al mondo della fotografia giovanissimo, da autodidatta. Ciò che inizialmente lo stimola ad apprendere ed impiegare il linguaggio fotografico è la realtà che lo circonda, con le sue peculiarità, le bellezze artistiche e quelle paesaggistiche, passando dai silenzi oscuri di Chiese e Castelli ai solari e vocianti spazi di colline, marine e picchi montani. Ma presto amplia i suoi interessi ed inizia una ricerca rivolta alle persone ed al loro rapporto con l’ambiente. La sua è una fotografia essenziale, se non addirittura severa, cui non sfuggono i “particolari” e gli elementi più significativi allo svolgersi del racconto. Le sue opere sono state pubblicate su diverse riviste e libri, arricchiscono anche pubblicazioni bibliografiche e sono state in mostra in diversi luoghi prestigiosi e in ultimo presso la galleria BAM di Montevarchi. Ha vinto numerosi premi, classificandosi al primo posto alla XXVII edizione della Mostra Itinerante dei Circoli Calabresi della FIAF.
La passione che lo accomuna ad alcuni altri amici lo porta a fondare l’Associazione Culturale “CORIGLIANO PER LA FOTOGAFIA” di cui è Vice Presidente. L’Associazione ospita una delle più importanti manifestazioni fotografiche del Mezzogiorno e Tricarico è Responsabile del Coordinamento Organizzativo e della Segreteria di questo Festival, impreziosito dalla presenza di fotografi e critici nazionali ed internazionali tra i più importanti.
Il nostro autore ha inoltre partecipato a numerosi stage con grandi fotografi quali: Gianni Berengo Gardin, Ferdinando Scianna, Mimmo Jodice, Franco Fontana, Ken Damy, Jeff Dunas, Maurizio Galimberti, Tony Thorimbert, Gabriele Basilico, Giorgia Fiorio, Francesco Radino, Oreste Pipolo, Francesco Cito, Claude Nori, Mario Cresci, Martine Voyeux, Guy Le Querrec, Bernard Plossu, Luca Campigotto, Joe Oppedisano,Settimio Benedusi e Guido Harari.
La frequentazione con Antonio Manta, massimo esperto in Europa di Stampa Fine Art e docente di Fotografia presso l’ISIA di Urbino, diviene presto un’amicizia che inevitabilmente porta Tricarico ad appassionarsi alla tecnica della Post Produzione e della Stampa Fine Art e ad approfondirne la conoscenza.


Chi, attratto dalla appartenenza di Matera ai siti eletti dall’UNESCO a Patrimonio dell’Umanità e dalla sua lunga storia di set per film di grande respiro cinematografico ed impegno culturale, cedesse alla tentazione di visitarla, non vedrebbe deluse le sue aspettative. E’ questo il pensiero che, con cognizione di causa, esprime Giorgio Tricarico, essendo stato egli stesso protagonista di questa esperienza, che è del tutto differente dall’abituale e prevedibile “gita turistica” in cui spesso distrattamente si soddisfano e all’un tempo si esauriscono le attese. Per il Centro Storico di Matera non è così: visitarlo significa compiere un viaggio nel tempo oltre che nello spazio, significa esporsi ad un ricorrente richiamo, ad una rinnovata sollecitazione a rileggerlo. Monumento a cielo aperto, i Sassi non offrono un unico punto privilegiato di osservazione che, nella ricca e forse abusata produzione iconica, possa decretare l’esaurirsi della ricerca. Ecco, dunque, cosa ha immediatamente avvertito Tricarico quando ha “incontrato” Matera: un “colpo di fulmine” ed un trasporto profondo che -in un arco assai breve di tempo- egli è riuscito a sublimare ed a trasferire plasticamente nel linguaggio espressivo a lui più consono. Un incontro che gli ha fatto comprendere come Matera non debba e non possa essere semplicemente contemplata, ma vada invece percorsa, vissuta, indagata, pur sempre con il rispetto dovuto ad una realtà umile ed altera ad un tempo. E per comprenderla più a fondo, non sarà inutile coglierne magari anche gli aspetti più prossimi e vitali, come il suo cielo di primavera che si riempie del volo improvviso dei falchi, remota biologica memoria del passato. Volgendo lo sguardo dai Sassi sui Sassi, Giorgio si è sentito divenire elemento partecipativo, prima ancora che di discreta indagine: e ciò gli ha fatto percepire la lenta, paziente, ordinata attesa con cui Matera si dispone ad intessere con ognuno un discorso nuovo e personale.
Mario Donadio

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