La Genesi

di un fortizio Medievale


Le prime notizie relative alla presenza, in Corigliano, di un avamposto fortificato risalgono all’XI secolo.
Furono infatti i Normanni che, nelle loro campagne di conquista della Calabria e della Sicilia, nello spostarsi lungo la valle del fiume Crati, dovettero pensare di costruire un primitivo caposaldo, a difesa del borgo arroccato di Corigliano e a controllo della sottostante Piana di Sibari.
Malgrado i radicali lavori di ristrutturazione (compiuti a partire dal 1490) abbiano cancellato quasi del tutto le tracce di questo primitivo edificio fortificato, si può ritenere che la base dell’attuale Mastio risalga a questa epoca storica.
Dal punto di vista ambientale, l’assetto della roccaforte feudale può lasciare spazio ad un’immagine assai vicina a quella che siamo soliti ricostruire sulla base dell’iconografia tradizionale, in cui la rocca e il paesaggio circostante costituiscono un unicum figurativo. Possiamo quindi immaginare che già in quel periodo il ruolo dominante della rocca fungesse da polo figurativo e da principale termine di riferimento prospettico dell’ambiente, simbolo dell’assetto sociale e culturale normanno, di cui il castello costituiva il fulcro insostituibile.
Con la dominazione aragonese della Calabria, che succede a quella angioina, Ferdinando I sottrae alla famiglia Sanseverino il feudo di Corigliano e il fortilizio annesso.
Nel 1489, in seguito ad una visita del duca di Calabria che si lamenta dello stato della fortezza si duole che le sue guarnigioni non vi possano venire ospitate, Ferdinando I d’Aragona ordina che vengano compiuti interventi di ampliamento e di restauro, i quali si risolvono in un’autentica ricostruzione del preesistente edificio fortificato. I lavori vengono avviati nel 1490.
Nel quadro del sistema fortificato posto a difesa dell’insediamento, la costruzione del Castello veniva a completare (col suo ruolo di polo di articolazione formale e funzionale), il sistema difensivo, costituito dal trecentesco perimetro murario e dai presidi posti nei punti cruciali dell’insediamento stesso. In questa circostanza, il vecchio Mastio normanno veniva inglobato in una struttura definita da un impianto quadrangolare, nei cui angoli erano collocate tre nuove torri, orientate secondo i punti cardinali.
Con questi lavori di ricostruzione, patrocinati dall’autorità centrale aragonese, il Castello di Corigliano assume la sua definitiva configurazione. L’impianto della costruzione obbedisce alle esigenza delle nuove tecniche di guerra, che impongono alla fortificazione di essere in grado di assorbire i colpi delle artiglierie. Autore di questi lavori è Antonio Marchesi da Settignano, allievo di Francesco di Giorgio Martini.
L’impianto tipologico del Castello di Corigliano si ricollega infatti ad altri castelli costruiti in quegli stessi anni nel Regno di Napoli.
Rispetto al primitivo fortilizio, la nuova costruzione fortificata ricerca un nuovo rapporto con l’ambiente fisico. Al mimetismo e ad un certa conformazione alle caratteristiche del sito, tipica dell’architettura medievale normanna, si sostituisce un atteggiamento che mira ad accentuare a sottolineare la differenza tra paesaggio naturale e paesaggio costruito.
Nel 1506 il feudo di Corigliano e il Castello rientrano in possesso dei Sanseverino. Ma il suo stato deve essere assai precario se lo stesso signore decide di farsi costruire un nuovo palazzo fortificato in località San Mauro (oggi denominata Cantinella).
Nel 1516, Antonio Sanseverino ristabilisce la sua residenza nel Castello e, per aumentarne il grado di sicurezza, promuove altri interventi di ristrutturazione. Sono probabilmente da ascrivere a questo periodo i lavori di costruzione delle scarpe intorno alla base delle torri angolari e la costruzione del Rivellino, posto a protezione dell’unico ingresso, connesso al Castello mediante due esili ponti levatoi che garantivano l’accesso al fortilizio.
A testimonianza del suo nuovo stato di efficienza, nel 1551 il Castello viene destinato a sede di un presidio militare.
Nel 1616 il feudo di Corigliano passa nelle mani della famiglia Saluzzo di Genova. I nuovi proprietari, allo scopo di rendere il Castello più idoneo alla propria residenza, eseguono nel 1650 i primi interventi di adeguamento funzionale sulla struttura fortificata. Tra questi, si ricordano le costruzioni della torre ottagona (posta sul basamento dell’antico Mastio), della cappella di S. Agostino (che subirà ripetuti rifacimenti), delle nuove rampe di accesso al cortile interno, nonché di alcuni ambienti destinati alla residenza.
Nel 1720, in seguito alla decisione di risiedere stabilmente nel loro nuovo palazzo, i Saluzzo promuovono nuovi lavori di ristrutturazione del Castello. L’esigenza di abitare nel maniero durante i periodi estivi e autunnali spinse Agostino Saluzzo ad adeguare alcuni ambienti interni del fortilizio. Nel caso specifico, furono rimaneggiate e rese più confortevoli alcune stanze, fu costruita una balaustrata esterna alla sala del trono e venne realizzata, sull’attuale via Pometti, un’ampia scuderia come pertinenza del Castello, che sostituiva quella preesistente del Rivellino nel fossato.
Nel 1806 il Castello subisce l’assedio e il saccheggio ad opera delle truppe francesi.
In seguito a questi avvenimenti i Saluzzo si trasferiscono a Napoli e decidono di alienare il Castello e gli altri loro beni di Corigliano in favore di Giuseppe Compagna di Longobucco.
Luigi Compagna, secondogenito di Giuseppe, nel 1870 apporta ulteriori modifiche agli ambienti interni del maniero: venne costruito il corridoio interno, che riduceva lo spazio della piazza d’Armi; fu riaffrescata la cappella di S. Agostino; fu abbattuto il piano superiore del Rivellino per ricavarne ambienti destinati all’Amministrazione del Casato; furono riccamente decorate alcune stanze tra queste la sala da pranzo, la sala di apollo, le voliere del giardino e tutti i livelli interni della Torre Mastio.
Con il trasferimento degli ultimi membri della famiglia Compagna a Napoli, si conclude il ciclo storico del Castello di Corigliano legato alle tre importanti famiglie Sanseverino, Saluzzo e Compagna. Infatti il 9 agosto 1971 l’On. Francesco Compagna vende il Castello alla Mensa Arcivescovile di Rossano dalla quale venne poi acquistato dal Comune di Corigliano nel 1979.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Le fonti storiche utilizzate per la realizzazione del presente testo si riferiscono a:
– L. De Luca, Corigliano Medievale (dalle origini alla fine del XII secolo) con una nuova lettura della “Carta Rossanese”. Cosenza 1985.
– L. De Luca (a cura di F. De Luca), Notizie sul Castello di Corigliano Calabro. Corigliano 2000.
– G. Santo, G. Felicetti, L. Petrone, F. Spataro, Il Castello di Corigliano Calabro. Origini e sviluppo di un fortilizio nel meridione. Corigliano 1982
– M. Candido (a cura di), Beni Ambientali Architettonici e Culturali di un Centro Storico Minore del Sud: Corigliano Calabro, Abramo Catanzaro 2002.
– T. Gravina Canadè, Le chiese raccontano, Soveria Mannelli 1995.
– AA.VV., Guida Turistica Generale della Comunità Montana Destra Crati, Rubbettino Editore, Catanzaro 1997.
– AA.VV., Per un Atlante della Calabria, Gangemi Editore, Roma 1993.