Serena Gallini

Serena Gallini

ERITREA 2007-2008

Serena Gallini è nata a Milano nel 1977, ha acquisito il diploma di maturità artistica a Treviso e si è laureata in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera nel 2001.

Per molti anni ha collaborato con il Museo Ken Damy di Fotografia Contemporanea di Brescia nell’organizzazione e nell’allestimento di importanti mostre fotografiche sia in Italia che all’estero.

Fotografa, specializzata in stampa tradizionale, ha viaggiato molto e realizzato diversi reportage e mostre personali utilizzando pittura e fotografia insieme.

Oltre ad aver partecipato a numerose collettive, ha realizzato varie mostre personali in Italia e all’estero.

Da alcuni anni vive in Calabria dove collabora con associazioni ed enti territoriali per la promozione culturale e artistica.

Serena Gallini
Eritrea 2007-2008

Serena Gallini ha frequentato l’Accademia di Belle Arti Brera a Milano dove si è laureata in pittura seguendo però con attenzione il corso di fotografia. Proprio la fotografia è diventata per lei una forma d’espressione artistica, e la fotografia di viaggio un’importante fonte di ispirazione. La Cambogia, il Marocco, il Messico, il Guatemala, l’Eritrea, l’India, il Vietnam, il Perù: paesi attraversati liberamente insieme ai suoi compagni di viaggio, osservati attraverso l’obiettivo fotografico senza i ritmi ossessivi dei tour organizzati. Paesi e situazioni che vengono formalmente meditati attraverso una rigorosa inquadratura dovuta dalla scelta che Serena ha fatto di viaggiare con una pesante attrezzatura di grande formato.
Rigorosamente in bianco e nero analogico le immagini raccontano di uno “strano” paese: Africa a tutti gli effetti ma con una profonda “resistenza coloniale italiana”. l’Eritrea affascina per le diversità che racchiude: altipiani assolati ma freschi che sprofondano in tre ore di fuoristrada nel deserto dancalico. Dai caffè all’italiana di Asmara, al nulla assoluto delle tribù nomadi del deserto conteso tra Eritrea ed Etiopia.
Tra difficoltà burocratiche per raggiungere alcune località di frontiera con i rischi di una guerra che può riaccendersi in ogni momento, l’occhio attento di Serena non si è lasciato intimorire. Persone di etnie diverse recitano la loro vita in un teatro fatto di poco e niente, capanne di legno intrecciate come sculture moderne in uno spazio vuoto e rarefatto.

Sono stimoli visivi che l’autrice non si lascia scappare.
Il risultato di questi frammenti di viaggio è un equilibrio formale e descrittivo allo stesso tempo.
Piero di Giuseppe