danilo garcia

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Danilo Garcia Di Meo

Danilo Garcia Di Meo (Roma, 1989) si occupa di fotografia sociale-documentaria.

Dopo il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti, si dedica full time alla professione da fotografo freelance.

Attualmente lavora con l’agenzia fotogiornalistica AGF, associazioni e cooperative, soprattutto in ambito sociale.

Collabora con l’associazione di fotogiornalismo Witness Journal. Nel 2019 è selezionato da Sky Arte per Master of Photography. Nel 2020 è co-fondatore dell’agenzia creativa CMD Factory.

Tra i lavori corporate sono presenti clienti come Formula E, Calzedonia group, Corona, Starbucks, Ikea e Sephora.

I suoi progetti gli hanno permesso di ricevere diversi premi internazionali come il Gran Premio all’ “Andrei Stenin International Press Photo Contest”, “Tokyo International Fotography Awards”, “Moscow International Fotography Awards”, “Documentary Family Awards”, “BìFoto”, “VOHH – Voice of Human and Hope” e ha esposto in diversi festival nel mondo come a Mosca, Berlino, Bruxelles, Dresda, Budapest, Glasgow, Città del Capo, Atene, Chittagong, Città del Messico, Istanbul, Shanghai, Ljubljana, Krasnodar (Photovista), Indian Photography Festival, Roma.

Il suo lavoro è stato pubblicato su testate internazionali e nazionali inclusi: Elle, National Geographic.it, l’Espresso, la Repubblica, Huffington Post, Internazionale, Corriere della Sera, Ria.ru, Uncertain States, Russia Beyond Headlines.

I "Quatrani"

Il termine “quatrani” in dialetto aquilano significa ragazzi. Sono trascorsi più di dieci anni dal sisma che colpì L’Aquila e generò sfollati, feriti, morti. I bambini di allora, oggi diciottenni, sono cresciuti in questa “città proibita”, come viene comunemente definita. Di fatto, è una generazione di bambini urbani, cresciuti senza le strutture della città, privi di punto di riferimento e dei luoghi aggreganti che ogni città offre ai suoi figli. Questi ragazzi hanno trovato comunque un proprio spazio, la loro relazione è il luogo d’aggregazione, il rapporto che li unisce, nutre un’amicizia solida e profonda, alimentata sia da esperienze condivise, sia dal senso di mancanza e dalla loro indiscutibile resilienza affettiva e sociale. “Dopo che il terremoto ti toglie i luoghi, i luoghi ce li creiamo noi, non c’era niente ma io avevo tutto quello che mi serviva: il mio gruppo, i miei amici, che mi volevano bene.” “Il terremoto è stato una sorta di anno zero. Le persone non dicono più “nel 2006”, dicono prima del terremoto, dopo il terremoto.” “È il darsi forza insieme, quello, quello è il punto.” “Non sento il legame di sangue, reputo fratello chi ha vissuto con me le stesse esperienze. Fratello è una persona che ti è stata vicino.” “I genitori cercavano di creare la situazione più positiva possibile, hanno cercato di dare il massimo per i figli, hanno cercato di fare il massimo.” “Ho capito che è importante parlarne. A scuola, i professori con i quali parlavo sono stati punti di riferimento fondamentali.” “Dicono che l’Aquila era bella, ma come faccio io ad immaginarmela?” “La città l’abbiamo scoperta scavalcando transenne, per scoprire quel che non ricordavi o non sapevi.” La voce dei ragazzi protagonisti di questa storia. Il sisma ha mutato la terra, le coscienze e ha forgiato le storie individuali e collettive, di una generazione costretta ad imparare a resistere, cercare e trovare risposte di vita.
DANILO GARCIA DI MEO
festival corigliano 2020